mercoledì 11 luglio 2012

Una storia borgesiana

Molti tituli - Una storia borgesiana dal sapore di confessione, un’allegra antologia di strafalcioni a mezzo stampa.
Il guaio, diceva Montale, “è che l’uccello preso nel paretaio non sa se lui sia lui o uno dei troppi suoi duplicati”. La confusione sull’identità si fa più grave quando ci si mette in marcia per quella strana uccellagione che è la scrittura romanzesca: dopo poche pagine non si sa più chi è il cacciatore, chi la preda, e se davvero si possa acciuffare qualcosa di vivo. Perché “ciò che è vivo non ha copie”, come recita l’epigrafe di Vasilij Grossman scelta da Gianfranco Pecchinenda per il primo capitolo di “Essere Ricardo Montero”, che già nel titolo mette assieme echi di Enrique Vila-Matas, di Carlos Fuentes e del film-rompicapo “Essere John Malkovich”. Pecchinenda è al tempo stesso sociologo e scrittore, italiano e venezuelano, ma l’io narrante del suo libro si dispone subito a un ulteriore sdoppiamento: “Un giorno ho deciso che sarei diventato uno scrittore. (...) Da quel momento ho cominciato a sentirmi affìancato, con il passare del tempo e in modo via via sempre più crescente, da un ‘altro”.
Un doppio? Non proprio. E’ “colui (coloro) che scrive (scrivono) quando scrivo di me”. Non è un Doppelgänger tutto d’un pezzo, di quelli ottocenteschi, è lui pure un uccello preso nel paretaio. Dove cercare ancoraggi, in qualche mito delle origini? Neppure: il mondo dei padri e un’altra stanza degli specchi. “ln questo momento sto (...) cercando di fare come lo scrittore Enrique Vila-Matas, che cercava di fare come lo scrittore Hemingway, che a sua volta cercava di fare come uno dei suoi padri (o maestri)”. L’affare si complica quando Ricardo Montero e contattato da un conoscente che non è certo neppure di conoscere, e da questi riceve, con un brivido, un manoscritto che ha per protagonista un certo Ricardo Montero. Come già nell’esordio “L’ombra più lunga”, Pecchinenda si riallaccia alla ricca tradizione borgesiana, ma le sue pagine hanno il calore di una confessione più che il ticchettio di un congegno intellettuale.

(da "Il FOGLIO" del giorno 11 luglio2012)

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